Quando essa assalisce il povero settuagenario, esso non desidera altro che la morte venga a por fine alla sua monotona e melanconica vita di amarezze e di rimpianti. Felice è il letterato, il filosofo e l'artista che s'invecchia; per loro la vecchiezza non ha queste mortali ore di noie e di scoraggiamento. Felice il vecchio che ha la fortuna di passare gli ultimi suoi anni in grembo alla sua famiglia, circondato dai figli amorosi e da una allegra corona di nipotini. Per lui le ore scorrono piacevoli e serene! Felice anche il settuagenario contadino, che, conducendo una vita operosa, quantunque dura e faticosa, non può essere assalito dalla noia. Felice infine il vecchio che da giovane ha condotta una vita regolata, perchè godendo ora buona salute, può camminare ridente e sereno verso l'età del declino.
PARTE TERZA.
Decrepitezza.
La decrepitezza è l'ultima fase della vita umana. Pochi sono coloro che vi arrivano, e questi pochi sono tormentati da acciacchi e da diversi malanni.
In quest'epoca le distrazioni sono infinitamente rare. L'ottuagenario, essendo molto debole, ha bisogno d'un costante riposo, quindi le lunghe passeggiate più non convengono a lui. Esso pone la sua vita quasi sempre seduto sul seggiolone. Le sue membra inferiori essendosi di molto affievolite hanno bisogno d'un bastone sul quale appoggiarsi per camminare. I sensi più non gli servono, perchè funzionano imperfettamente; il gusto è quello che ancor più gli serve. Lo stomaco, se ha condotto una vita regolata nelle fasi precedenti della vita, funziona regolarmente, e quindi anche la salute sarà buona.
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