- Macché! - gridò Maria, spaventata all'idea di veder Antonio avvolto nello scialle.
- No, no - egli disse, rassicurandola, con voce un po' amara. - Addio, a domani. Esci tu domani?
- Non so - ella rispose, accompagnandolo fino alla porta.
- A domani sera allora. Addio.
- Buona notte.
S'udivano ancora i passi del giovine che si allontanava per la strada solitaria, quando Maria sedette davanti al tavolo, e, spiegando un giornale, disse alla sorella:
- Ma che viene a fare costui in casa nostra? Come era brutto stasera. Sembra un ragno.
- Maria, Maria! - disse Marina con voce grave. - Tu sei pazza davvero. Prima hai strepitato tanto perché lo volevi; ora invece parli così! Mandalo via dunque: lascialo tranquillo, povero giovine!
- Un ragno! Un ragno! - ripeteva Maria, come fra sé, chinando il volto sul giornale. - Ah, poco male quando sta seduto; ma quando s'alza, ah, come è brutto! Ma non si vergogna di stare in piedi?
Marina scosse la testa e non rispose.
- Pazza! Pazza! - disse un po' scherzosa, un po' benevola, la signora Rotta-Torelli, disfacendo un pezzo del suo merletto. - Ah, ai miei tempi ci si fidanzava e ci si sposava altrimenti! Ci si amava e ciao! Ora vi fidanzate ma non vi amate, oppure vi amate e non vi sposate.
Maria le andò vicino e la baciò in fronte; poi guardò il merletto che la madre rifaceva pazientemente e disse:
- No, no: io sposerò Antonio, perché lo amo; ma bisognerebbe...
- Che?
Maria rise.
- Vedi, bisognerebbe che Dio avesse la pazienza di disfarlo e rifarlo come tu hai fatto ora col merletto.
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