Pagina (25/48)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma l'Azar percepì tosto questo momento d'incoscienza infantile, e si rattristò ancora di più: il volto gli si fece quasi livido, e gli occhi corsero all'orizzonte, tetri e smarriti.
      - Che triste visione egli vede? - pensò il Mulas, fissandolo. Ed ebbe il desiderio di dirgli qualche cosa che potesse distrarlo, ma non seppe trovar nulla, suggestionato dalla tristezza di Antonio. Per qualche momento tacque avvilito, poi ebbe l'infelice idea di ricordare l'infanzia.
      - Ricordi questo? Ricordi quest'altro? - Antonio sorrideva a fior di labbro, un po' ironico, e taceva.
      - Vedi, io credo che tu abbi sbagliato carriera: medico dovevi farti, te l'ho già detto. Medico condotto; ed io farmacista! Figurati come saremmo stati bene felici assieme; e poi tu sindaco ed io assessore, o magari io sindaco e tu assessore: fa lo stesso.
      - Per me, non dico, - rispose Antonio, - forse era meglio ritornar qui e seppellirmi, e incretinirmi; ma tu sei ricco, tu bello, tu simpatico, tu allegro. Il mondo era tuo, mentre...
      - Mentre che cosa? Prego di credere! Io non mi sono seppellito né incretinito. Tutto, vedi, è relativo, e la gioia è dove la si sa pigliare. Cosa sei tu nel mondo? Sei tu forse più felice di me?
      - Io sono povero - disse amaramente Azar. - E il mondo non è dei poveri, dei brutti, dei taciturni: è questo che volevo dire.
      Efes Mulas sentì tanta accorata tristezza nella voce di Antonio, che ebbe quasi rimorso di esser ricco e contento. Inoltre siccome aveva un'invincibile curiosità di sapere perché Antonio soffriva, giudicò opportuno il momento per domandarglielo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Amori moderni
di Grazia Deledda
pagine 48

   





Azar Mulas Antonio Antonio Azar Mulas Antonio Antonio