La fanciulla passò oltre.
- Buona sera, Colomba; bada che qualche astore non ti piombi addosso - le disse il Mulas, sempre fissandola.
Ella non si volse, ma rispose spiritosamente:
- Ella è sì buon cacciatore che non ci sono più astori da queste parti.
- Eh, no, ora ne è venuto uno di lontano.
- Come è fatto? - gridò Colomba, sempre più allontanandosi.
- Voltati un po' e lo vedrai.
- Io non mi posso voltare, ma lo vedo lo stesso. Non è un astore, è un pulcino.
- E fra la stoppia anche! - disse Efes ridendo. Antonio non diceva parola, ma anche egli guardava acutamente la bella figura della fanciulla, che s'allontanava sempre più, disegnata sullo sfondo luminoso del sentiero.
- Tanti saluti a zio Martino, e tanti saluti a compare Petru Loi: stasera verremo a trovarvi.
La ragazza non rispose più.
- Chi è? - domandò Antonio.
- Bah, tu non la conosci? È tua vicina di casa e d'ovile, Colomba Colias.
- Ah, Colomba Colias! Si è fatta bella.
- Bellissima. Guarda come è ben fatta: quando solleva le braccia sembra un'anfora d'oro (Antonio sorrise beffandosi del paragone). La famiglia le vuol dare per isposo Pietro Loi, il padrone delle greggie delle quali zio Martino è pastore-socio, ma lei non è contenta.
- È vecchio?
- Chi, Pietro? Avrà quarant'anni.
- È ricco?
- Credo. Eh, sì, ha qualche cosa: è fratello di Franzischeddu Loi, quello che l'anno scorso...
Efes continuò a parlare, ma dopo la parola «scorso» Antonio non udì più nulla. Era ricaduto nei suoi pensieri.
Dopo che era giunto in paese egli pareva s'interessasse ad ogni più piccola cosa: domandava di questa e di quell'altra persona, della vita e degli avvenimenti del villaggio, ma spesso non badava alle risposte che gli davano, e dimenticava subito quanto aveva udito.
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