- No, con Antonio Azar...
Ella arrossì lievemente e chinò gli occhi sotto l'ardente sguardo di Antonio.
Appena finita la cena zio Martino si alzò, e disse alla figlia:
- Andiamo.
- Ora che avete bevuto e mangiato, ora che ci avete rosicchiato le ossa, ora ve ne andate - gridò zio Azar, che era quasi brillo. - Rimanete qui a passare la notte, altrimenti non vi guardo più in faccia.
Ma zio Martino, sebbene anch'egli brillo, guardava torvo i due giovanotti, e insisté finché Colomba non si alzò.
- Addio, - ella disse, scotendosi lievemente le vesti, - andate a caccia e divertitevi assai.
- Se potessimo incontrare una colomba! - le sussurrò Antonio. - Verrò a trovarti in paese, bellina.
Il pastore e la figlia se ne andarono, e appena furono un po' lontani, zio Martino disse ferocemente:
- Io lo accoppo un giorno o l'altro quell'Efes Mulas, e se tu gli dai ascolto, ti prendo per i capelli e ti trascino per terra come una scopa.
- Io non penso a lui! - ella rispose: e la sua voce risuonò forte e fiera nel silenzio della notte.
Intanto i due amici vagarono per la brughiera, parlando di Colomba.
- È una ragazza colla quale io mi divertirei volentieri - diceva Efes. - Ma più conveniente è per te: io ne conosco tante altre. Tu l'hai vicina di casa, dove sta sola con la nonna sorda; ed inoltre puoi vederla spesso da queste parti, ov'ella viene quasi ogni giorno per portare i viveri al padre. Divertiti, stupido: perché guardi così le stelle? Esse si ridono dei poeti e dei sognatori. La vita è breve, ma si può goderla anche nei paeselli, Colomba.
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