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- Taci! - interruppe aspramente Antonio. - Non tutti nascono per divertirsi.
Eppure Colomba gli piaceva. Egli la incontrava spesso, in paese e in campagna, e più d'una volta fecero assieme la strada dal villaggio all'ovile.
Colomba gli raccontava le sue pene:
- Vogliono ch'io sposi Petru Loi, ma io non lo voglio; mio padre e i miei zii minacciano di bastonarmi, ma del resto non lo faranno mai perché mi vogliono bene, e perché io poi non mi lascio bastonare: eh, eh, per me non ci vogliono gli occhi cisposi di Petru Loi!
- Che occhi dunque ci vogliono?
- Due occhi che sembrano due stelle.
- Allora neppure i miei, Colomba?
- I suoi stanno più in alto delle stelle, e non possono abbassarsi fino a me.
- Chi lo sa, Colomba? - egli diceva, tentando di prenderle una mano.
Ma ella si allontanava, fiera.
- Mi lasci, signor professore, mi lasci andare per la mia via: io non faccio per lei, né lei per me. D'altronde lei ha la sua sposa.
Bastava quest'accenno perché Antonio si gelasse e diventasse fosco: e Colomba ne provava gelosia.
Spesso andavano assieme senza incontrare anima vivente nei sentieri dell'altipiano.
Qualche volta tornavano anche assieme, all'aurora, attraverso le macchie, attraverso i campi gialli di stoppie e di asfodelo secco, a cui l'oriente roseo dava riflessi rosei. Il cielo era fresco e puro; un soffio di brezza, profumato dai cespugli aromatici, passava sull'altipiano; le quaglie cantavano fra le stoppie, e nugoli di uccelli volavano trillando e frusciando da una macchia all'altra.
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