Era un quadro mirabile, sul quale Colomba s'ergeva luminosamente.
Antonio non si saziava di guardarla; e avrebbe voluto innamorarsene sul serio, ma molte ragioni ne lo distoglievano.
La sua prudenza però non impediva che Colomba si scaldasse per lui: ed egli ne provava un acre piacere. Ogni volta che ella andava all'ovile, anch'egli passava la notte in campagna.
E cominciò a menare una vita abbastanza selvatica, mangiando coi pastori e dormendo spesso all'aperto.
Ma invano cercava compiacersi di quella vita, i cui disagi non erano abbastanza ricompensati dalla poesia selvaggia della solitudine. Forse anche non si prestava la stagione, sebbene le ore che egli passava nella brughiera fossero le meno calde.
A momenti, è vero, egli inebriavasi di solitudine, di silenzio, e della pace delle notti lunari che lassù erano indescrivibilmente belle; ma era una ebbrezza triste, sconsolata. Gli pareva che un sogno di morte gravasse sull'altipiano, e che egli solo vivesse e vagasse, anima errante, entro quel cerchio di orizzonti argentei e luminosi, infiniti e irraggiungibili come i sogni che egli aveva avuto nei dì felici.
Voci arcane vibravano nella notte; ma il canto eguale del cuculo, le cui note cadevano come lacrime, il trillare dei grilli, le campanelle delle greggie, infine tutte le voci della notte avevano una cadenza di suprema tristezza.
Egli si sentiva accorato e vinto: pensava sempre a Maria la sua ex-fidanzata, al dolore che ella gli aveva dato, e gli pareva che il passato tutto fosse un sogno, dal quale egli erasi svegliato ad una ben triste realtà.
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Colomba Colomba Maria
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