Colomba non rispose.
Questo discorso avveniva, al solito, mentre i due giovani si recavano agli ovili. Era di settembre, poco più di un mese dacché Antonio aveva conosciuto Colomba. Faceva ancora molto caldo, ma un acquazzone aveva purificato l'aria e rinfrescato la campagna. Le stoppie e le macchie, lavate dalla pioggia, lucevano e odoravano più del solito; l'orizzonte era trasparente, e il mare lontano appariva come una linea violetta, sulla quale gli acuti occhi dei pastori scorgevano l'ala di qualche veliero.
- Stanotte ci sarà la luna piena - disse Antonio, guardando verso il mare. - L'hai veduta tu qualche volta sorgere di là?
- Sì.
- E cosa ti sembra?
- È rossa come fuoco. Sembra una grande melograna.
- Senti, Colomba. Vieni stasera fuori dell'ovile; vedremo la luna sorgere dal mare.
- No.
- Perché no? Perché non vuoi venire?
- Perché mi fa questa domanda? Sono io forse una bimba di cinque anni?
- Dunque non vuoi venire?
- Anche se lo volessi, mio padre mi ammazzerebbe se lo sapesse.
- Tuo padre! Ma non sa già che veniamo assieme e torniamo assieme? Non mi hai detto che anzi è contento ch'io ti faccia compagnia?
- Sì, perché crede che lei si sposi presto, e non teme per me.
- Sei dunque tu che temi?
- Io? - ella disse, ridendo d'un riso forzato. - Io non ho paura di nessuno. Ma capirà che andar di giorno assieme per una strada è altra cosa che trovarci soli di notte per la campagna deserta.
- Colomba, queste sono sciocchezze! Che male può esserci? Che male posso io farti? Bada, io verrò verso il muro della tanca al sorgere della luna.
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