Ritornò in città, riprese le antiche abitudini: e gli pareva d'aver sognato. Si ricordava di Colomba, come di un'apparizione poetica, intraveduta sullo sfondo dell'altipiano, nella solitudine della brughiera: e desiderava che ella restasse sempre così, lontana, fantastica, impalpabile. Che farebbe ella nella città? Strappata dalle macchie natìe, diventata la signora Azar, fra le infinite miserie della vita quotidiana cittadina, ella perderebbe tutto il suo fascino. Antonio pensava così, e desiderava ardentemente che venisse un rifiuto: cominciò a temere il contrario ed a pentirsi della leggerezza con la quale aveva fatto la domanda di matrimonio. Inoltre la città, ogni cosa, ogni oggetto della sua camera, il panorama che godeva dal suo balcone, i libri, i ritratti, le memorie grandi e piccole, gli ricordavano l'antico amore, e lo facevano rivivere nel passato con intensità dolorosa. Ogni notte sognava l'altipiano, le macchie, gli sfondi sereni, ma invece di Colomba vedeva sempre Maria, e aveva con lei lunghi colloqui, confusi, angosciosi, durante i quali provava un gran terrore all'idea che Colomba potesse sorprenderlo con la prima fidanzata.
Finalmente venne la risposta: Colomba lo rifiutava, non solo, ma messa alle strette dai parenti perché si decidesse fra lui e Petru Loi, aveva preferito quest'ultimo.
Antonio impallidì nel leggere ciò. Come un velo gli cadde dagli occhi, e provò una strana sensazione di dolore, di sorpresa, di terrore, come se il rozzo foglio contenente quella notizia gli rivelasse un segreto terribile.
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