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      Sì, gli organi delle piante, una volta evoluti ed anco nello stadio della evoluzione, sono generalmente inflessibili, ma tali non son già gli elementi anatomici allo stato nascente e prolificante. Il principio informatore delle piante si prevale di quest’unica risorsa, e con una sorprendente prescienza, con una esattezza matematica, plasma, predispone, conduce ed induce le molli cellule a produrre organi, rigidi bensì ma conformati in modo che poi riescono agli stessi stessissimi scopi, a cui riesce la locomotilità animale e colla stessa stessissima perfezione. A questa stregua io non so indurmi a veder differenza nei gradi d’intelligenza spiegati dal principio vitale negli animali e nei vegetali.
      E per meglio provare tale assunto, veggasi a quali utilità risponda per gli animali il prezioso dono della locomozione.
      Primaria utilità si presenta quella di procacciarsi il vitto necessario. Siccome questo vitto per gli animali è costituito unicamente di sostanze organizzate, la facoltà del moto dovette essere una condizione sine qua non della loro esistenza, giacché le sostanze organizzate non riempiono che una piccola parte del globo terraqueo, e non sono mobili o se lo sono rifuggono anzi dal dente del divoratore. Le piante invece che essenzialmente si nutrono di sostanze minerali, trovano negli elementi della terra e dell’aria inesauribile provvigione di cibo; e siccome l’aria è per sé un elemento mobilissimo, fu provvisto che, non potendo le piante andare al vitto, il vitto andasse alle piante.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607