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      Nel genere Erodium invece, le carpelle, non potendo abbandonare i semi perché l’incarcerano completamente, si staccano dalla inserzione basilare ad un tempo e dalla columella per elasticità di spira elicoide e in un coi semi scattano lunge parecchi palmi. Nel genere Pelargonium le foglie carpellari sono foggiate appunto come nell’Erodium, ma presentano di più un altro ingegno pella disseminazione. La spira elicoide cioè onde terminano le carpelle è tutta vestita di peli assai lunghi, ed è convertita in un vero pappo, suscettibile di dar presa al vento. In ambi poi i generi Erodium e Pelargonium la parte caudale delle carpelle è un sensibilissimo igroscopio. Ad ogni menomo cambiamento igrometrico nell’atmosfera, storce (all’umido) e contorce (al secco) le sue spire, e così facendo consegue due fini, di allontanarsi cioè maggiormente dalla pianta madre, e, trovato un terreno soffice, di conficcarvi il seme, con modo d’agire analogo a quello della trivella.
      Queste osservazioni sulla disseminazione nei generi Geranium, Erodium e Pelargonium feci fin dai primi tempi che mi occupai di studi botanici (dal 1850 al 1852).
      Un consimile ingegno, sebbene attuato sovra un organo morfologico d’origine diversissima, presentano i frutti delle avene, specialmente quelli della comunissima Avena fatua, i quali si trovano racchiusi entro una gluma sormontata da un’aresta contorta a spirale per un certo tratto, e quindi terminata in un gomito non contorto. Questa gluma ad ogni cambiamento igrometrico distorcendo e contorcendo l’aresta, porta a passeggiare con sé la cariosside che racchiude.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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