In primo luogo passando in coordinata rapidissima rassegna i fenomeni medesimi, mirai a porgere una definita idea dei limiti della biologia non che dei materiali che la costituiscono.
In secondo luogo, raccogliendo dette nozioni da diversi punti dei trattati fisiologico-botanici, ove sono disperse e più o meno spostate, e concentrandole in una massa imponente, mirai a trascinare subito il giudizio e vincere la causa contro quelli che avversano le idee e le interpretazioni teleologiche, e che ritengono potere al solo caso ridurre e attribuire tanti fatti, che sono invece per me patentissimi sintomi di un principio immateriale, intelligente, presciente, nonché di un piano preconcetto di creazione o almeno di evoluzione.
Ma sovratutto mirai a far nascere la seguente idea, la quale naturalissima sgorga dal riflettere sulla congerie dei fatti sovra citati.
L’estrinsecazione della vita nei vegetali ha degli scopi che nessuno di sana mente vorrà negare.
Questi scopi, diretti a soddisfare ineluttabili bisogni, quelli per esempio della fecondazione reciproca e della diffusione delle piante, sono conseguiti mediante tanto mirabili artifizii, ingegni e meccanismi, che di migliori e più acconci la mente umana, la quale pure è conscia della propria intelligenza e del proprio vivere nel campo spirituale del pensiero e delle idee, non saprebbe inventare né concepire. Di qui scaturisce la necessità logica di non diniegare il campo medesimo delle idee e del pensiero anche agli altri organismi.
Ma vi ha di più. Perocché quando si tratta di raggiungere uno scopo prestabilito, il principio vitale non si contenta di sciogliere il dato problema con una formula unica, o plasmando e trasformando un solo organo, ma invece, dando prova di una fertilità inventiva prodigiosa, moltiplica fino all’infinito le formole stesse, e, come cera duttile in mano dell’artista, plasma, informa e trasforma a suo pieno talento, il primo e qualsiasi organo che gli si presenti.
| |
|