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      Come si spiega, senza l’ammissione di un principio imperante e direttivo, che migliardi e migliardi d’individui possano concorrere a formare una unità di superior grado, perfettamente individualizzata? Se risultato delle aggregazioni atomiche fossero altrettante sfere, sarebbe alquanto meno scabra la interpretazione materialistica: ma sfere non sono e invece sono corpi poliedrici, a ordinare i quali è logicamente necessario o almeno più plausibile l’ammettere che sia intervenuto un nuovo e singolare agente, la forza di polarità (forza chimica, forza di coesione). La teoria dualistica spiega bene questa serie di fenomeni, ma non tanto il materialismo. Immaginiamoci di veder manovrare un esercito. L’unitarista direbbe: ci si muove per volontà propria. Il dualista invece agevolmente distinguerebbe la parte imperante dalla parte obbediente. Or chi s’apporrebbe al vero?
      Trasportata la questione nel campo degli esseri organizzati, lo spiritualismo assume il nome di vitalismo e alla influenza di uno specifico principio vitale attribuisce tutti quegli effetti svariatissimi che non si riscontrano negli altri corpi inorganici. Il materialismo invece che in quest’ordine di studi, si cela sotto il manto di antivitalismo, dogmatizzando afferma che le piante sono il risultato delle forze medesime che reggono i corpi bruti, ossia delle forze chimico-fisiche. Si concede volentieri agli antivitalisti essere tra le cose possibili anche questa che cioè il principio vitale sia una speciale trasformazione delle forze chimico-fisiche.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607