Le particelle medesime nel cristallo una volta concretate non cambiano mai di natura, ma nella cellula finché dura la vita sono in uno stato perenne di trasformazioni chimiche. La cellula nasce entro una cellula preesistente; il cristallo non nasce nel seno di un cristallo ma si forma e si concretizza alla superficie od entro il seno di un liquido. La cellula nasce, vive e muore; il cristallo nasce bensì, ma non vive né muore.
Dal fin qui detto pare a me che le differenze tra il cristallo e la cellula non siano né leggiere né superficiali bensì profonde ed antagonistiche.
Ma non si è ancora fatto cenno della più essenziale differenza consistente nella facoltà che ha la cellula di prolificare e moltiplicarsi. I fenomeni della generazione e della moltiplicazione sono quelli che segnano un abisso tra gli esseri organizzati e quelli del regno inorganico. E finché gli antivitalisti non riescono a colmare quest’abisso, o a gittare almeno un punto di congiunzione tra l’una e l’altra sponda, locché non hanno fatto finora ed è agevole il pronosticare che non faranno giammai, la teoria del vitalismo, lo accettino con buona pace, prevarrà per vigor di logica contro la teoria avversaria.
E invero la maggior parte dei fisiologi e dei filosofi, nonché delle scuole fisiologiche antiche e moderne, porsero omaggio al vitalismo. E non è che da qualche anno a questa parte che si è appalesata una per me inesplicabile recrudescenza delle teorie materialistiche per parte di molti scienziati germanici, alcuni fra i quali adorni di bella fama.
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