Vulpian, per citare un ultimo esempio, in un corso di fisiologia comparata fatto nell’anno 1864 al Museo di Storia Naturale in Parigi, si esterna come segue contro il principio vitale.
Cita il fenomeno dei polipi, delle planarie, delle najadi ecc., le quali se vengano divise in due o più segmenti, ciascuno di questi riproduce poi un animale perfetto.
Cita quindi il risultato dell’esperienze fatte ultimamente da Bert sovra gl’innesti animali, e specialmente insiste sopra un suo proprio esperimento. Recise il Vulpian la coda non ancora sviluppata da un topo giovanissimo, e la innestò sotto la pelle di un altro topo. L’innesto prese benissimo. Gli ossicini della estremità della coda che erano in via di formazione e ove le epifisi ancora saldate non erano alle diafisi, percorsero le fasi di una completa evoluzione, e qualche tempo dopo l’innesto, l’organo caudale si sviluppò e completò perfettamente come avrebbe fatto se fosse rimasto al suo posto.
Cita inoltre quest’altro esperimento da lui fatto. Recise larve giovanissime di rana in due tronchi. Il tronco cefalico riprodusse di lì a pochi giorni il caudale, cosicché le larve si rifecero completamente. Il tronco caudale anch’esso proseguì la sua vita, aumentò di volume, si organizzò. Vi apparvero masse muscolari, i vasi si ramificarono ed avvennero nel sangue modificazioni notevoli.
Insistendo su questi fatti e partendo dal riflesso che la forza vitale qualora realmente esistesse sarebbe di necessità un principio unitario e indivisibile, il Vulpian vorrebbe dedurne come conseguenza legittima la inesistenza della forza vitale medesima, e conchiude colle seguenti parole.
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