«Lascio a questi fatti la loro eloquenza, mi limito ad enunziare la legge che non vi ha forza vitale unica e indivisibile. In ciò non può essere questione. È giuocoforza accettare l’autonomia degli elementi anatomici, ciascuno dei quali contenga in se stesso e non altrove tutte le sue tendenze specifiche. Il principio vitale è una chimera».
Con buona pace del Vulpian i fenomeni da lui citati anziché escludere la possibilità della esistenza del principio vitale, tendono piuttosto a sostenerla.
Il fatto sta ed è che la forza vitale ha un centro unico. Questo principio trova la sua esplicazione e nei vegetali e nelle planarie, najadi e nei polipi e nei risultati delle esperienze di Vulpian.
Ma questo centro vitale gode della facoltà di dividere e moltiplicare se stesso per via d’irradiazione.
Questa sua moltiplicazione o divisione succede in due maniere.
O il centro vitale si suddivide in centri capaci di svilupparsi poi in altrettanti individui perfetti, e allora si hanno le spore, le oospore, gli embrioni vegetali, i bulbilli, le gemme e gli ovi. Si hanno insomma i fenomeni della generazione per sessi, i fenomeni della moltiplicazione per partenogenesi ed agamogenesi, e i fenomeni della moltiplicazione mista per via di digenesi e di generazione alternante. Poco monta, quanto al principio, che in queste prolificazioni la matrice vada a fondo, e muoja integralmente dopo avere trasfuso nella prole tutta la sua sostanza (come succede in più esempi di generazione alternante nonché nella prolificazione cellulare ove la cellula madre suole d’ordinario scomparire per dissoluzione e riassorbimento delle sue parti) oppure persista indefinitamente come fa nelle naiadi, nelle piante fanerogame a ramificazione indefinita ecc.
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