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      A me sembra che la medesima possa esser enunziata nella schietta e precisa proposizione che segue. In natura producesi tutto quanto sotto le contingenze ambienti è producibile; ma tra i prodotti perdurano e si mantengono quelli soltanto che sotto le contingenze ambienti possono perdurare e mantenersi. Dunque tutto quello che oggidì sussiste è naturale che combini colle contingenze ambienti attuali, mentre tutto quello che con esse non combina, deve dopo più o men lunga lotta soccombere. Dopo una così lucida tesi il discorrere quind’innanzi di fini e di scopi che a sé proponga la natura è mera pazzia».
      Così Schleiden.
      Tralascio di citare altri scrittori più o meno autorevoli che si sono mostrati avversarii delle idee teleologiche, per esaminare e vedere se i seguaci di queste idee non abbiano per avventura dato qualche legittimo appiglio alla guerra loro dichiarata, e se da esuberanze da parte loro non siano state forse provocate le esuberanze in senso opposto dei loro avversarii.
      Ed esuberanze veramente si dettero per parte anche di alcuni teleologi. Era per lo addietro invalsa negli studiosi delle scienze naturali la mania di volere spiegare teleologicamente tutte le menome accidentalità che si riscontrano nel mondo, con deplorabile precipitazione di giudizio, e prima di avere convenevolmente esaurito il campo delle sperienze e delle osservazioni. Per dare una palpabile dimostrazione di quest’abuso, cui tende naturalmente lo spirito umano in forza di un certo congenito egoismo e superbia, consistente nel credersi atto a spiegare ogni cosa e nel figurare sé come centro e fine dell’universo, immaginiamoci per esempio un uomo dell’età della pietra dinanzi all’istmo di Suez ed allo stretto di Gibilterra.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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