La dottrina sprengeliana è semplice assai. La fecondazione nel regno vegetale è soggetta alla gran legge della dicogamia, per cui il polline di un fiore, anche nelle piante ermafrodite medesime, deve andare a fecondare l’ovario di un altro fiore. Siccome il polline è una sostanza sfornita della facoltà della locomozione, il compito del trasporto da un fiore all’altro è affidato all’azione degl’insetti per certi fiori, e per certi all’azione del vento.
I fiori predestinati ad essere fecondati per l’azione del vento, oltre al produrre una grandissima quantità di polline di consistenza secca e polverosa (i pini ad esempio), sogliono per lo più metter fuori antere sopra filamenti assai lunghi ed esserti (p. es. le piantaggini, le gramigne) per meglio dar presa all’aure, e inoltre mancano d’involucri brillantemente colorati.
I fiori invece predestinati ad essere fecondati per l’azione degl’insetti (appartengono a piante dioiche, monoiche od ermafrodite) producono generalmente.
1° polline umido oleoso (affinché aderisca facilmente ai peli degl’insetti);
2° in tenue quantità (più non occorrendo il lusso pollinico necessario alla fecondazione per la via dei venti);
3° corolle brillanti e vagamente colorate (per essere vedute da lungi e distinte dagl’insetti);
4° odori o fetori speciali (per richiamare da lontanissimo gl’insetti, e guidarli anco se notturni, per attirare i designati ad hoc e allontanare i restanti);
5° principale provvidenza poi presentano un organo nettarifluo (per allettare coll’esca del miele l’accorrere degl’insetti);
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