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      L’identica osservazione potei fare in una piccola area di Linaria vulgaris in piena fioritura. Notai la contemporanea presenza di un ape e di un bremo. Qui pure quest’ultimo, spalancando con singolar destrezza il coperchio che in tale pianta chiude la fauce della corolla, in operosità vinceva l’ape di gran lunga.
      Infine nel giugno del 1866 sorpresi nel giardino botanico di Boboli un bremo sempre della stessa specie che colla solita sveltezza visitava i fiori di un Echium rosulatum. Arriva ad un fiore non anco isbocciato: ci si fa intorno con tanta destrezza, e colle zampe e colla testa cosifattamente si adopera che riesce ad aprirlo, e a farlo sbocciare prematuramente; quindi entro vi si capovolge, e gode senza dubbio della difficoltà vinta nonché della coscienza della propria desterità. Ora se si considera che nel genere Echium la preflorazione è cocleare, ossia cosiffatta che i lobi corollini si addossano l’uno sull’altro e si rinforzano vicendevolmente, in modo da rendere difficile anche per l’uomo lo aprire senza lacerazione un fiore immaturo, si avrà motivo di stupire sull’abilità di tale insetto.
      In seguito anche su altri fiori immaturi, per esempio in quelli della Linaria vulgaris, vidi operare dal bremo italico un forzato ed anticipato sbocciamento; ma lo stesso artifizio non mi venne dato sin qui di osservarlo in altri insetti antofili. Adunque portato a conchiudere che il bombo in parola sia intelligentissimo ed operosissimo tra gl’imenotteri, penso se non sarebbe conveniente che qualche entomologo si occupasse di studiar bene i costumi del medesimo, di esaminare la natura della sua cera e del suo miele, e di vedere se non sia possibile di sottometterlo a domesticità e coltura, come venne fatto colle api.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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