Ad una categoria appartiene il sistema che a buon diritto io chiamo sistema subiettivo.
L’altra categoria abbraccia i sistemi puramente obiettivi.
Il sistema subiettivo non s’innalza a principii generali e teorici, anzi a tutta possa li fugge: si contenta di studiare le forme dei corpi viventi, di compararle tra loro e, fatta la comparazione, di avvicinare le analoghe, rimuovere le dissimili, e coordinarle tutte in un quadro di classificazione (in generi, ordini e classi) arbitrariamente e convenzionalmente tracciato.
Così una persona incaricata, supponiamo, di classificare le ghiaie del letto di un dato fiume, la quale non voglia prendersi pensiero né della origine, né della chimica composizione, né della costituzione fisica delle medesime, ma si faccia a contemplarle solo dal lato della forma, troverà ben modo di classificarle con rimarchevole precisione, riducendole in un quadro ove le divisioni equivalenti a classi, ordini, generi e specie, potranno essere tracciate con rigorosa e quasi matematica esattezza.
Come si vede questo sistema è eminentemente subiettivo e coordina gli esseri (l’obietto), non già secondo le loro affinità intrinseche, ma secondo le apparenze formali estrinseche, accomodate in un quadro idealmente inventato dalla mente umana. Questo sistema, se ben condotto, può certo attingere un grado singolare di esattezza, ma è difettoso e meschino sotto altri riguardi. Esso è sistema logico se si vuole, ma non è naturale, né filosofico. Esso è manchevole e difettoso, come qualsiasi cosa a cui aderisca qualche particella del nostro subiettivismo.
| |
|