Or bene, a costo di ripetere anco un’ultima volta la solita formula, inculchiamo che questo tipo deve essere considerato comeUn individuo complesso, costituito (in atto od in potenza) da un indefinito numero d’individui (estinti, viventi o futuri) più o pieno simili collegati tra loro dai nodi di consanguineità (discendenza, ascendenza, cognazione): nodi intersecanti lo spazio ed il tempo.
Dannosi molti di cotesti tipi nel regno vegetale? Oppure il regno vegetale non è che lo sviluppo di un tipo unico? Oppure i vegetali e gli animali rappresentano una biseriale figliuolanza di un solo tipo?
Io credo che verrà il giorno in cui con soddisfacente approssimazione si potrà rispondere a tali quesiti: oggidì sarebbe prematura una risposta qualunque sia affermativa che negativa. Non ostante io azzarderei fin d’ora, restringendo per altro la questione al solo regno vegetale, la tesi che tutte le piante sono uscite da un tipo unico. Infatti dall’alga unicellulare alla più complessa faneranta, se non si posseggono tutti quanti i segni di transizione (discendenza) da una specie all’altra, si conoscono però gruppi intermedii che rannodano tutti i gruppi principali delle piante.
Così le alghe nostochinee si rannodano ai licheni collemacei. I licheni si rannodano ai discomiceti e pirenomiceti. Le caracee, se giuste sono le congetture recentemente fatte da Pringsheim, sarebbero un anello di transizione tra le alghe e i muschi. Le felci poi, le rizocarpee, gli equiseti, le licopodiacee, le cicadee, le abietacee, le gnetacee, le casuarinee e le betulinee colle restanti amentacee formano un complesso di piante che a mille indubitabili segni scaturirono da un cespite comune.
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Pringsheim
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