Ma intorno a ciò meglio e più distesamente discorreremo in seguito.
Noi già notammo che la teoria della fissità delle specie diede corpo al corrispondente sistema tassonomico mediante appropriate metafore.
Abbandonata l’immagine della uniseriale catena degli esseri come quella che da molteplici fatti è contraddetta, vennero dai fautori della teoria meglio accolte quelle della mappa geografica di Linneo, del fascetto di verghe di Ant. Lor. Jussieu, della reticolazione di Roberto Brown, e della giogaia di monti di Parlatore.
Ora quale sarà l’imagine metaforica del sistema costrutto sulla base della variabilità? Facilissima è la risposta. Siccome questo sistema riposa tutto sulla discendenza, sull’ascendenza, sulla cognazione degli esseri, non si ha che ad applicare il mezzo grafico con cui si sogliono delineare i gradi di parentela delle famiglie umane, vale a dire l’albero genealogico. E noi adotteremo questa espressione grafica, sebbene alquanto, più appropriata ci sembrerebbe l’imagine, per altro affinissima, di una pianta stolonifera.
Infatti il regno vegetabile sarebbe secondo me assai bene rappresentato da una gran pianta stolonifera, ramificata e diffusa per una serie indefinita di centri e subcentri, tutti (in potenza od in atto) a loro volta stoloniferi. Il centro principale o primario corrisponderebbe alla pianta primordiale, al tipo; i pochi centri secondarii derivati per irraggiazione dal centro primario, corrisponderebbero alle grandi classi, i centri terziarii e così via via i centri quaternarii, quinarii, senarii ecc., derivati ciascuno per via d’irraggiazione dal centro dell’ordine precedente, e di mano in mano sempre più numerosi, corrisponderebbero alle coorti, agli ordini, alle famiglie, sotto famiglie, tribù, sottotribù, e finalmente agl’infimi termini, agl’individui, i quali, sebbene estremi nella serie, pieni ancora di vigore stoloniparo, possono (in potenza se non in atto) essere considerati come stipiti ciascuno di una discendenza indefinita futura.
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