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      Egli esterna una longinqua sua speranza nello sforzo di un genio al quale si appalesi una base fin qui sconosciuta.
      Il suo presentimento si è realizzato. Questo genio lo abbiamo avuto in Darwin, e questa base l’abbiamo nella teoria della variabilità delle specie imaginata dal Darwin medesimo ed emendata colla teoria del vitalismo e della intelligenza.
      Ma dal possedere la vera base e il criterio fondamentale tassonomico al trovare e delineare effettivamente tutto quanto l’albero genealogico degli esseri viventi ed estinti, partendo dagli ultimi ramicelli discendendo via via sino al fittone, corre una grande, una immensa distanza. Questo sarà il compito dei futuri naturalisti. Sotto quest’aspetto noi oggidì ci troviamo presso a poco al punto ove si trovava Linneo, per cui con autorità senza paragone minore ma con eguale opportunità possiamo oggidì proclamare che methodus naturalis (genealogica) hinc ultimus finis botanices est et erit. Summorum botanicorumn hodiernus labor in his sudat et desudare decet.
      Dobbiamo in fine indicare una opinione erronea generalmente invalsa presso quasi tutti i botanici, i quali credono che le monocotiledoni siano nella scala della organizzazione inferiori alle dicotiledoni, e che debbano perciò nei sistemi tassonomici stare interposte tra le acotiledoni e le dicotiledoni, come se si trattasse di un anello intermedio.
      Ora questa opinione, non esitiamo il dirlo, non ci pare sostenibile.
      Tutte le possibili considerazioni istologiche, morfologiche, fisiologiche e biologiche concorrono a stabilire per


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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