Tentai di ricorrere alla controprova artifiziale per appoggio di tale congettura; ma gli organi fiorali sono nel Gomphocarpus tanto minuti che un frustolo di erba, per quanto tenue, è relativamente troppo grosso per introdursi ad effetture le suaccennate operazioni di estrazione ed immissione delle masse polliniche; ed un altro oggetto, vuoi un capello od un pelo, presenta bensì la occorrente tenuità ma ha l’inconveniente di non avere la necessaria rigidezza. La Natura a cui stanno in pronto altri e più semplici mezzi di quelli che son concessi all’arte umana, avrà, come non ne dubito, provvisto perché alle nozze del Gomphocarpus soccorra qualche speciale insetto, la cui tromba sia fornita delle necessarie doti di tenuità e rigidezza ad un tempo.
Fallito per metà, in questa analisi, lo scopo propostoci, ci occorreva di avere ad ogni costo fiori di altre specie di asclepiadee dotati di organi più grossi. Ricorremmo allora al capo giardiniere Chiuso, il quale con cordialissima sollecitudine passò insieme con noi a rassegna molti filari di piante, e tanto fece che poté procurarci con grato nostro appagamento una cima fiorita d’una pianta appartenente al genere Stephanotis. Al solo primo aspetto di quei fiori, forniti di vistose corolle e aventi organi relativamente assai grossi, previdi tosto che erano il fatto mio. Raccolto infatti e preparato nella maniera da me descritta un fuscello da una pannocchia graminacea minuta, riuscii al primo tentativo, con tutta facilità anzi con maggiore che nel Physianthus, ad eseguire sotto gli occhi dell’amico le due distinte operazioni di estrazione delle masse polliniche dalle logge delle antere e di immissione delle medesime nella cavità appositamente preparata.
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