Non già perché altri autori avessero descritto o soltanto intravveduto e l’apparecchio morfologico dalla Natura ideato e il preciso modo e la ragione della estrazione e immissione delle masse polliniche; ma perché Sprengel, Brown e Savi, con occhio acuto e divinatore, sostennero (contro Brogniart e Ehrenberg) la tesi che la fecondazione nelle Asclepiadee non può avere luogo senza la intervenzione degli insetti.
Adunque il modo di tal fecondazione, da me per un concorso di fortuite circostanze potuto osservare in flagrante attuazione nel Physianthus, poscia imitato artificialmente e nel Physianthus e nello Stephanotis, e intuito nel Cynanchum, nella Stapelia e nell’Hoya, poniamo che non fosse ad essi noto, o solo vagamente e imperfettamente, spetta loro però il vanto di aver riconosciuto il fatto della necessità del soccorso degli insetti.
Mentre io stava così intra due, mi capitò fra le mani l’opera di Carlo Darwin sull’apparecchio e sul modo della fecondazione delle orchidee nostrane ed esotiche per via degli insetti, e sopra i favorevoli effetti della fecondazione reciproca nel regno vegetale.(19)
Al solo scorgere le figure di cui tale opera è fregiata, quella specialmente inserita nella pagina 24 dimostrante la testa di un lepidottero (Acontia luctuosa) colla tromba tutta impigliata da coppie di masse polliniche di Orchis pyramidalis, in guisa affatto identica a quella da me osservata sulla Xylocopa, confesso che fui preso da profonda meraviglia per siffatta inattesa similarità di apparecchio e funzioni tra due così disparate famiglie, quali sono le orchidee e le asclepiadee.
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