Si crederà pertanto che alla cima del filo non sia rimasto affisso più che un pollinario, ma si esamini bene e invece di uno se ne troveranno tre. Or che accadde? Accadde che la caudicola strappata dal pollinario immesso a posto, ha seguìto la sua via lungo i regoli del condotto, ed ha perciò incoccato ed estratto il soprastante retinacolo coi dipendenti pollinari. La sommità del filo porterà dunque affissi due retinacoli e tre pollinari. Si ripeta una terza volta la introduzione del filo in un altro fiore; estraendolo, si sentirà una nuova strappatina causata dall’avulsione della caudicola d’un altro pollinario messo a posto. Guardando alla cima del filo si noterà la caudicola avulsa avere con pari ragione della precedente estratto e affisso a sé un nuovo retinacolo con due dipendenti pollinari; in guisa che ora la estremità del filo porta tre retinacoli e quattro pollinari. Si può ripetere un gran numero di volte il verso medesimo sempre coll’ugual successo, di immissione a posto cioè di un pollinario e di estrazione del soprastante retinacolo che si attacca immancabilmente alla caudicola strappata. Si ottiene così alla estremità di esso filo una matassa complicatissima di masse polliniche, attaccate l’una all’altra per via dei rispettivi retinacoli, in maniera perfettamente dicotomica. Solo colui che farà questa curiosa esperienza potrà darsi ragione dell’estrema facilità con cui le farfalle notturne devono operare nella Stephanotis la trasposizione dei pollinari. E che questa trasposizione abbia realmente luogo in natura, n’ebbi la materiale certezza sezionando alcuni fiori tolti ad una Stephanotis coltivata in vaso ed esposta di notte tempo all’aperto, nei quali notai masse polliniche messe a posto e col loro rispettivo cordone di tubi pollinici già insinuato nello stimma comune.
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Stephanotis Stephanotis
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