Naudin insorse e si pronunciò con molta vivacità contro una tale induzione e spiegazione. Fermond in questa disputa sostenne la parte della verità, ma gli sfuggì la retta interpretazione dei fatti, perché invece di spiegare l’incrociamento coll’intervenzione degli insetti, tentò erroneamente di attribuirlo all’azione del vento.
Un quarto tipo infine ci è offerto dall’ingegnosissimo apparecchio esistente nei fiori del genere Medicago. Già Augusto P. De Candolle nella sua Phisyologie végétale pag. 548 avea notato che «les pièces de la corolle des indigotiers et de quelques luzernes sont fixées les unes aux autres par des éspèces de crochets; lorsque leur dévelopement s’achève, ces crochets se détachent; la carene n’étant plus fixée se déjette avec élasticité, et imprime aux faisceaux des étamines une secousse qui détermine la chute du pollen»; ed Alefeld nei numeri 32, 33 della Botanische Zeitung, 1859, pubblicava una nota sullo stesso argomento -- zu Medicago und Medicaginiden --. Riflettendo su tale fenomeno era ben naturale che io sospettassi dover esso costituire un ingegnoso apparecchio pello scopo della fecondazione, né m’ingannai. Gli eleganti fiorellini della Medicago sativa, di una piccolissima Medicago a fiori gialli e per ultimo a fiori più grossi della Medicago arborea, le tre sole specie di questo genere che mi fu dato di esaminare, sono così disposti che lo stendardo rimane in alto, e sotto esso si trova l’unica possibile apertura per cui gli imenotteri possono introdursi a succhiare il miele, che, come al solito nelle leguminose, è segregato dall’interna base del tubo androceale ed emerge da due piccoli forellini costituiti da un rialzo basilare dello stame superiore non adelfico, intercalato lungo l’apertura della guaina formata dagli altri nove stami monadelfici.
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