La presenza degli occhi è consociata colla facoltà della locomozione autonoma e arbitraria. Ne mancano tutte le piante appunto perché destituite di così fatta locomozione; salvoché, in alcune forme prototipiche (volvocinee ed altre alghe), essendo locomobili le zoospore e gli zoogonidii o planogameti, questi corpuscoli posseggono un punto rosso che senza dubbio ha valore d’un occhio rudimentario.
La luce agisce diversamente a tenore della distanza tra gli occhi e l’oggetto. Si dà un maximum ed un minimum di visibilità a distanza. La scala n’è senza dubbio differentissima secondo i diversi organismi viventi.
Nell’uomo, per esempio, può essere considerata di media portata. La sua vista, meno dotata a questo riguardo di quella dell’aquila e dei falchi, verisimilmente supera quella degli insetti. Nel maximum della scala gli occhi distinguono bene la colorazione degli oggetti, e valendosi della diversità delle colorazioni stesse, possono, anche da lunge, dirigersi piuttosto all’uno che all’altro oggetto; ma i caratteri del contorno, della superficie, del volume, appaiono vaghi e indecisi. Di mano in mano che diminuisce la distanza fino a raggiungere il minimum della scala, permanendo poco o nulla alterato il senso della colorazione, poiché gli occhi, essendo duplicati e posti a fissa distanza l’uno dall’altro, costituiscono uno strumento trigonometrico, subentra la visione stereoscopica per cui si avvertono i caratteri delle dimensioni, del volume, della distanza e della superficie, la quale in tante maniere diverse riflette e rifrange la luce.
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