Così è che l’apparato visivo negli organismi viventi trova modo di distinguere i diversi oggetti dell’ambiente in modo insuperabile: e il senso della vista diventa il primo e il più importante senso biologico.
Ciò premesso che ragione ci è di affermare che gl’insetti vedano i colori, e apprendano i caratteri di contorno, superficie e volume dei corpi in maniera diversa dalla nostra?
Così è manifesto che, a priori, manca ogni dato per negare la realtà della funzione vessillare, e per affermare che gl’insetti vedano i colori diversamente da quello che faremmo noi.
L’unica differenza, che, a priori, si potrebbe presumere, consisterebbe nella diversa scala visiva, e forse nella prontezza delle percezioni. Ma di ciò in seguito.
Ora passiamo a discutere gli argomenti accampati dai negatori della funzione vessillare.
2. Negazioni di T. Caruel.
Caruel (Dubbi sulla funzione vessillare dei fiori, nota inserita nel «Bollettino della Società Botanica Italiana», per l’anno 1892, pag. 108 e segg.), esterna a bella prima la sua meraviglia della franchezza per non dire altro, con la quale i botanici sogliono parlare degli insetti e dei loro sensi, e specialmente del senso della vista e conseguente percezione dei colori, come se fossero identici coi sensi dell’uomo. Laonde non gli sorride la funzione vessillare attribuita ai fiori e corpi analoghi.
Riferisce le opinioni di parecchi naturalisti. Alcuni (Paolo Bert e qualche altro) credono che gli insetti debbono vedere come l’uomo, ma con sua non piccola soddisfazione cita l’autorevole Lubbock (On the senses, instincts and intelligence of animals with special reference to insects, 1888), il quale conclude che potranno forse, mercè la loro vista, vedere diversamente da noi.
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