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      A una distanza grande vediamo meglio noi: ma a distanze minime verisimilmente vedono meglio gl’insetti; e forse molto meglio di noi sono in grado di vedere i granelli pollinici, le papille stimmatiche ed altre minuscole parti che sono dentro i fiori. Con ciò si spiega come talvolta in fiori piccolissimi la funzione vessillare si concreta in corolle tanto minute che da noi passerebbero inosservate. Per esempio le calatidi dell’Erigeron canadense sviluppano alla periferia corolle (flosculi periferici) estremamente esigue. Malgrado ciò, non mancano d’esercitare una sufficiente azione sui loro pronubi naturali, che, come ho rilevato, sono piccole apidi di minima statura, dei generi Andrena ed Halictus.
      I nostri occhi sono semplici; quindi non possono avere più di due impressioni nello stesso tempo. Gli occhi degli insetti per contrario essendo composti, nello stesso tempo e per un dato oggetto si dà una quantità più o meno grande d’impressioni. Ne segue che verisimilmente gl’insetti hanno una percezione visiva alquanto più lenta, e meno pronta della nostra.
      I nostri occhi sono mobili, mobile il capo che li porta, mobile infine tutto il corpo. Laddove negl’insetti immobili sono gli occhi, immobile il capo, mobile soltanto il corpo intiero. Quindi deve avervi differenza nella prontezza di fisare gli oggetti.
      Questa inferiorità è tanto vera, che negli artropodi rapaci i quali aggrediscono con rapidità fulminea le loro vittime, la natura ha provvisto per eccezione che abbiano il capo mobile.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





Erigeron Andrena Halictus