Voglio infine addurre l’esempio della Macroglossa stellatarum, che, quanto ai colori verde, azzurro, rosso, mostra di saperli distinguere e scegliere come faremmo noi. Sovente nelle case di campagna dai pittori decoratori delle stanze sono dipinte sulle pareti delle ghirlande e delle catene di ramicelli intrecciati, vestiti di foglie verdi, lungo le quali qua e colà son dipinte imagini di fiori azzurri, bianchi e rossi. Ora tante volte dalle aperte finestre entra la Macroglossa stellatarum per esplorare le stanze se vi siano fiori, ed è bello vederla dirigersi subito alle chiazze colorate, rappresentanti più o meno grossamente dei fiori, e visitarle una dopo l’altra nella speranza che siano fiori veri. E se si piglia un fior vero, con corolla tubulosa e fresca, e si porge con movimento lento all’insetto, tosto si vede la Macroglossa avvicinarsi allo stesso, e quando svolazza a breve distanza, per esempio d’un metro, si osserva che essa produce e raddrizza la tromba, per ficcarla poi entro il tubo florale e suggerne il miele. Or questo potrebbe fare la sfinge diurnizzante europea che fra i pronubi fiorali è quella che visita di gran lunga il maggior numero dei fiori, se non avesse la facoltà di vedere, distinguere e scegliere ad libitum i diversi colori e le diverse forme dei fiori, in maniera totalmente analoga alla nostra? E si nota che qui agiscono i colori soltanto, non per avventura odori speciali che da dette stanze sogliono mancare affatto.
Qui poniamo un termine alla nostra difesa dalla funzione vessillare esprimendo la speranza e l’augurio che, a dissipare i sofismi di Caruel, Bonnier, Plateau e di altri osteggiatori della medesima, questo nostro scritto possa essere su tale materia se non l’ultima parola in genere, almen l’ultima parola ragionevole.
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