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      Mimosa Unguis Cati. - Osservando le foglie di questa specie (bipinnate, unijughe senza impari così in primo che in secondo grado, epperò quadrifogliolate), si rilevano in ciascuna di esse tre minuscole glandole nettaliflue, una alquanto più grande collocata tra l’uno e l’altro picciuolo secondario, due più minute collocate tra le foglioline. Hanno figura patellare regolarissima, alquanto incavata. Essi sono evidentemente nettarii automorfici come quelli del genere Cassia, e forse tra questo genere e le Mimosee esiste una consanguineità molto più prossima di quella che si rileverebbe dalla posizione nel metodo naturale, loro rispettivamente assegnata fin qui dai fitografi. In questa specie alla funzione formicaria si aggiunge la spinosa, poiché le stipole fogliari sono commutate in brevi ed acutissime spine.
      Acacia cornigera. - È una delle specie formicarie più segnalate, già studiata ne’ suoi dettagli da BELT, da FRITZ MÜLLER e da altri. Poche piante hanno nettarii estranuziali (automorfici) più elaborati e vistosi. Il breve picciuolo si dilata non poco per fornire la base del nettario che vi siede sopra. Questo è una cospicua emergenza in forma di cratere compresso lineare, lungo 3 mm, alto 1 mm, solcato per lungo nel vertice. È dalla solcatura che emana, per via di secrezione abbondante e diuturna, il nettare. Ho sempre veduto buon numero di formiche in cerca di questo nettare, ma non ho mai potuto sorprendere nessuna di esse nell’atto di carpire i glandular bodies che si trovano all’apice delle foglioline.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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