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      Vidi più volte un Polistes gallica posarvisi; ma appena si avvicinava una di quelle formiche se ne volava via senza indugio. Provai d’irritare quei formiconi imprimendo con uno stecco piccoli urti al ramo in cui erano. E qui di bel nuovo constatai ciò che aveva rilevato molte volte, cioè che bisogna far distinzione tra formica e formica. Una pianta dall’essere passeggiata da una specie qualsiasi di formica ha sempre una difesa ragguardevole; ma l’energia della difesa varia grandemente da specie a specie. Invero vi sono delle formiche relativamente pusillanimi e che si lasciano impaurire facilmente; altre invece sono furenti e coraggiose in grado estremo. Più spesso, ma non sempre, il coraggio è in diretto rapporto colla statura, essendovi specie di formiche assai coraggiose benché di piccola taglia. Ma quando questo rapporto esiste, come appunto era il caso di quei formiconi, allora la difesa è energicissima. Infatti i medesimi, invasi da furore correndo qua e là colle mandibole aperte, si avventavano contro l’oggetto stuzzicatore, lo mordevano e incurvavano l’addome verso il punto della morsicatura, sprizzandovi un liquore che forse era acido formico.
      Il coraggio nelle formiche suol essere inoltre in diretta proporzione del numero degli individui accorsi ai nettarii estranuziali; né vi ha forse animale che abbia maggior senso del viribus unitis e che l’unione fa la forza. Ora detto numero è in diretta ragione dell’abbondanza della secrezione mellea. Così in ultima analisi e in tesi generale si può ammettere che la energia di tal mezzo di difesa è in diretta ragione del sacrifizio che fa la pianta.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





Polistes