Del resto sono egualmente costituiti, e variano per avere quando figura di ciazii suborbicolari, quando di cucchiai più o meno obliqui e stipitati. Essi secernono in abbondanza e diuturnamente; cominciando la secrezione alcuni giorni prima dell’antesi, e durando tutto il tempo della medesima; vale a dire che è assai diuturna, perché la fioritura delle infiorescenze implica una successiva evoluzione di molti ordini di assi fiorenti.
L’esempio anzi riferito concerneva una infiorescenza vigorosa; naturalmente in quelle di minore robustezza si constata una proporzionale diminuzione nel numero dei nettarii, con questa approssimativa regola che i nettarii relativi a brattee di 3° ordine sono i primi a scomparire; scompaiono poi quelli relativi a brattee di 2° ordine, rimanendo per lo più quelli che sono laterali a brattee di 1° ordine.
Data così un’idea sommaria dello sviluppo nettariano in una pianta di ricino nelle sue due regioni, esporremo quello che abbiamo osservato intorno agl’insetti esploratori dei nettarii suddetti.
Le nostre prime ricerche al riguardo furono fatte nell’orto botanico di Firenze nel luglio del 1870. Osservammo per più di una mezz’ora il curioso diportarsi d’una formica, che non potendo arrampicarsi per il fusto d’una pianta di ricino, ricorreva avvedutamente a un frutice vicino, il quale aveva per accidente alcuni suoi rami in contatto colle foglie superiori del ricino. La formica si valeva di questo ponte per riuscire agli ambiti nettarii, ma accingendosi a discendere pel picciuolo della foglia a cui era pervenuta per passare ad altre parti della pianta, immancabilmente sdrucciolava a terra.
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Firenze
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