Poco tempo dopo notai la stessa secrezione nelle brattee della Strelitzia augusta, e finalmente in agosto dell’anno scorso nell’orto botanico di Bologna essendo venuta a fiorire la magnifica infiorescenza della Ravenala Madagascariensis (fenomeno a bastanza raro nei nostri climi), potei accertare che nelle omologhe brattee esisteva la omologa sostanza, salvo che qui era di gran lunga più abbondante, in proporzione della molto maggiore grandezza delle brattee stesse e dei fiori che vi erano inclusi. Volli notare con attenzione tutti gl’insetti che erano adescati dalla medesima per tutto il tempo dell’antesi. Questi furono numerosi individui di Polistes gallica; numerosi individui di mosche carnarie. Non vi scorsi formiche; forse perché la pianta era in vaso, sottratta in parte all’ambulazione delle formiche.
Benché queste osservazioni non siano decisive, quali per esempio potrebbero essere soltanto quelle instituite sopra piante viventi nella loro nativa regione, pure, in considerazione dell’appulso della Polistes gallica, resta avvalorata la congettura della funzione protettiva estranuziale di detta esca. Se non che poi questa congettura resta tradotta in certezza, almeno per alcune specie di Heliconia, dal seguente ingenuo rilievo di un viaggiatore, cioè di PAOLO MARCOY (Voyage dans les vallées du quinquina, a. 1849-61). Essendosi esso imbattuto, in vicinanza delle sponde di un fiumicello nel basso Perù, in due belle specie di Heliconia (erecta e pendula), dice: "je pris les deux cannées pour en faire un dessin, non sans me couvrir de fourmies, qui s’étaient introduites dans les spathes charnues et visqueuses des fleurs pour en sucer la glu mielleuse, et qui déménagèrent en toute hâte, quand j’y portai la main" (dall’effemeride Tour du monde, del 12 febbraio 1870, n. 528, p. 103).
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