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      Appena la formica si accorse di questo, assalì con gran furia la coccinella, e tentò di morderla da tutte le parti: vana fatica perché la coccinella è ottimamente corazzata in ogni punto del suo corpo. Quando alfine la formica si accorse della inutilità dei suoi sforzi, pensò a nuova maniera d’offesa. Salì sopra il corsaletto della coccinella; incurvò l’addome e schizzò un liquido (verisimilmente acido formico) nella bocca della coccinella. Non è a dire l’effetto che questo sprizzo causò sulla povera coccinella, la quale si volse a precipitosa fuga e non solo lasciò la foglia, non solo discese dal relativo ramo, ma si avviò per il tronco e abbandonò l’alberetto. Allora pensai meco stesso; questa coccinella non è inverisimile che perisca pel fatto della ricevuta offesa; ma nel caso che non perisca e si ricuperi ancora, egli è certo che non ghermirà mai più un afide in sua vita, se vede in qualche vicinanza una formica.
      Quanto siam venuti fin qui dicendo mostra che la custodia delle formiche deve essere di gran lunga più efficace per quelle piante che somministrano alloggio alle formiche anziché per quelle che loro forniscono soltanto un alimento zuccherino, quantunque come è noto, gratissimo ad esse e ricercatissimo.
      Così essendo, come si spiega che il fenomeno delle piante ospitatrici è senza comparazione meno frequente di quello delle piante a nettarii estranuziali? Come si spiega che queste ultime ascendono alla cifra di circa 3600, mentre quelle che offrono alloggio alle formiche toccano appena il numero di 126?


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607