Veggasi per esempio nel gruppo delle Sambucee. Mettendo a confronto le tre specie nostrane di Sambucus (S. Ebulus, S. nigra, S. racemosa), si ha una bellissima scala graduata nella elaborazione dei nettarii stipulari e stipellari. Ma il vero processo genetico e formativo del tessuto secernente è incognito tanto nell’infimo grado d’elaborazione (S. Ebulus), quanto nel supremo (S. racemosa).
In una moltitudine di specie appartenenti alle famiglie più disparate (Passiflora incarnata, diversi Prunus, Populus ecc.) abbiamo indubitabili e bellissime transizioni tra i collofori e i nettari. Queste transizioni nulla spiegano. I collofori sono metamorfosi di nettarii oppure, in dette piante, i nettarii sono metamorfosi di collofori? Quesito poco solubile, e anche se fosse sciolto a nulla varrebbe. Infatti se i nettarii sono metamorfosi di collofori, in tal caso occorrerebbe sapere la genesi dei collofori e nulla se ne sa; e se i collofori sono metamorfosi di nettarii, resta sempre a spiegarsi la genesi di questi ultimi.
Il Dott. ED. BECCARI (Malesia, vol. II, fasc. I-II, pp. 29-31) ha proposto al riguardo la seguente ipotesi. Esistono in certi tessuti delle piante, sovente rigonfiati, accumulazioni di zucchero. Molti insetti sono avidi di questa sostanza. In principio se la saranno procurata violentemente con morsicature e con asportazioni di tessuto; in seguito, in causa della selezione, la produzione zuccherina può essere andata aumentando, e la trasudazione delle parti ripetutamente ferite, essersi resa ereditaria, dando origine all’accumulamento del néttare in organi speciali.
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