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      Di più in un esemplare coltivato a Bologna ho avuto la sorte di trovare fra cento spine intatte, una perforata nel mezzo precisamente come indica BELT di quelle che sono abitate da una specie di Crematogaster. Or bene questa spina, rientrata così nella condizione nativa, in dimensioni e figura rassomigliava totalmente alle altre. BECCARI (l.c., p. 53) accede all’opinione di BELT, fondandosi sopra un esemplare secco proveniente dal Messico, le cui spine sono alquanto più rigonfie di quelle dei nostri esemplari coltivati, ed hanno una curvatura diversa. Ma queste differenze potrebbero accennare ad una varietà o ad una specie diversa. BELT ritiene poi che le spine siano naturalmente ripiene e farcite di tessuto midollare, e che la cavità loro e la comunicazione tra una spina e l’altra sia dovuta ad escavazione delle formiche. Locché non si verifica punto nei nostri esemplari coltivati, perocché le coppie di spine sono naturalmente cave e comunicanti. Ma potrebbe darsi che nei luoghi nativi le formiche dilatino maggiormente le preesistenti cavità mediante corrosione interna delle pareti.
      Genesi dei fruttini delle formiche. Fin qui ne sono stati osservati due soli esempi; cioè i fruttini apicilari delle foglioline di Acacia cornigera, investigati da BELT (l.c.), i quali sono corpuscoli omologhi alle glandole perifilliche che in altre piante si sviluppano più frequentemente in collofori, più raramente in nettarii; inoltre i corpuscoli che si svolgono sui pulvinuli fogliari di Cecropia, investigati da FRITZ MÜLLER. Ma chi sa quanti altri casi di consimili fruttini si troveranno in altre specie viventi nelle regioni intertropicali della terra!


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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