). Ciò vuol dire che MASSALONGO considera gli accennati due organi come omologhi alle borsicine mirmecofile dei citati generi attuali melastomacei.
Ma forse MASSALONGO è incorso in errore. Osservando la figura delle foglie, sovratutto considerando la nervatura, la forma orbicolare delle appendici e il loro distacco dal lembo, nasce il sospetto che si tratti invece non di una melastomacea, ma di una passifloracea. E invero vi sono delle specie di Modeeca, che hanno foglie e appendici affatto somiglianti. Ma anche in quest’alternativa si tratterrebbe di organi formicari, cioè di cospicui e sviluppatissimi nettarii estranuziali. Altra passifloracea del resto (Passiflora Hauchecornei) sarebbe stata trovata nelle ligniti mioceniche presso Trotka in Sassonia (v. Acta Acad. Leopold., a. 1881).
Né queste sembrano le uniche impronte fossili di organi formicarii. Non abbiamo potuto consultare l’opera di ENGELHARDT sul miocene di Kundraditz in Boemia; per altro da una recensione ricaviamo che fra le specie determinate dall’autore figura una Melastomites tococoides; la qual determinazione indica la impronta o di borsicine mirmecofile tococoidi, o di nettarii estranuziali modeccoidi. È a vedere se non si tratti della stessa specie osservata dal MASSALONGO nel miocene di Sinigallia. Da tutto quello che precede siamo autorizzati a concludere: 1° che nulla si sa intorno al-l’epoca della prima manifestazione della funzione formicaria; 2° che fin dall’epoca cretacea cosifatta funzione era già pronunziata forse non meno che nell’epoca attuale; 3° che nell’epoca terziaria questa funzione doveva essere pure esaltatissima in proporzione anche della gran copia di formiche allora esistenti, e di cui si hanno nell’ambra tanto numerose spoglie.
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