Si ha così un apparecchio affatto analogo al cervo volante ossia aquilone che nei giorni ventosi s’inalza per diporto dai giovinetti. Colla differenza però che il cervo volante, per avere la lama di elevazione terminata da una lunghissima appendice che gli serve di timone, procede coll’asse orizzontale sempre volto nello stesso senso, mentre invece il piccolo apparecchio areonautico del frutto di tiglio procede innanzi con moto giratorio e vorticoso, i cui giri si fanno più o meno frequenti a seconda della maggiore o minore veemenza del vento.
Questa variante, sebbene possa sembrare a primo aspetto fortuita e inconcludente, è invece ingegnosissima ed essenzialissima. Infatti nel cervo volante la lunghezza del filo che sottende la lama elevatrice, la gravità del peso che tende il filo, non ché la lunga appendice che gli serve di timone, fanno sì che anche un vento violentissimo non giunge a turbare l’equilibrio dell’apparecchio e a rovesciarlo.
Ora la natura, mirabilmente semplice ed economica ne’ suoi trovati, imprimendo all’apparecchio il moto di traslazione con asse girante a vece che con asse a direzione costante, ha sciolto col minor possibile dispendio di materia il problema di assicurare al medesimo lo equilibrio stabile, a fronte anco di un vento veemente, la cui forza viene appunto ad essere diminuita od elisa dall’aumentata frequenza dei vortici.
Altrimenti avrebbe dovuto sprecare una ingente quantità di materia nel produrre un appendice caudale, un peduncolo di stragrande lunghezza, ed un frutto assai ponderoso.
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