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      A p. 39 di detta opera il Bronn dice che le forte di attrazione e di affinità, comecché inerenti a qualunque materia, agiscono anco negli organismi, ma soggiunge che in questi sono visibilmente subordinate e dominate dalla vitalità.
      (8) Per verità, gl’immutabilisti vorrebbero disdire alle razze e sottorazze ogni carattere di permanenza e di stabilità, e chiamandole con Linneo e A. L. Jussieu varietà prodotte da cause accidentali e fugaci, ritengono che, rimosse le cause medesime, non tardino a rientrare nel tipo specifico, ripigliando i caratteri antichi nella integrità loro. Questa credenza è dimostrata erronea da molte cose di fatto non meno che dal ragionamento. I pochi e ben accertati fatti di ritorno al tipo specifico per alcune razze, si spiegano in menoma parte per la legge dell’atavismo, giusta la quale i nipoti hanno un’insita tendenza di ripigliare tal fiata i caratteri degli avi, e in massima parte per l’unione sessuale degli individui appartenenti alla razza cogl’individui appartenenti al tipo da cui la razza discese. Niuno riuscirà giammai a far ritornare al tipo primitivo per esempio una razza di Brassica a meno che non faccia costantemente per più generazioni agire il polline d’un individuo tipico sugli ovoli di un individuo appartenente alla razza medesima, che si vuol fare retrogredire alla specie. È noto con quanta facilità gli educatori degli animali domestici possono in breve giro d’anni produrre nuove razze. Or che vuol dire questo? Se non fosse insita nella natura stessa degli animali che si sottomettono alla educazione la facoltà di variare, vana riescirebbe la fatica dell’educatore, vani gli sforzi di lui per l’intento di conseguire nuove razze.


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Memorie di biologia vegetale
di Federico Delfino
pagine 607

   





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