[89] Sanza che, come io dissi da principio, gli uomini richieggono che nelle maniere di coloro co’ quali usano sia quel piacere che può in cotale atto essere; ma il dimorare con sì fatte persone fastidiose, l’amicitia delle quali sì leggiermente, a guisa d’un sottilissimo velo, si squarcia, non è usare, ma servire, e perciò non solo non diletta, ma ella spiace sommamente: questa tenerezza adunque e questi vezzosi modi si voglion lasciare alle femine.
XI [90] Nel favellare si pecca in molti e varii modi, e primieramente nella materia che si propone, la quale non vuole essere frivola né vile, perciò che gli uditori non vi badano e perciò non ne hanno diletto, anzi scherniscono i ragionamenti et il ragionatore insieme. [91] Non si dèe anco pigliar tema molto sottile né troppo isquisito, perciò che con fatica s’intende dai più. Vuolsi diligentemente guardare di far la proposta tale che niuno della brigata ne arrossisca o ne riceva onta. Né di alcuna bruttura si dèe favellare, come che piacevole cosa paresse ad udire, perciò che alle oneste persone non istà bene studiar di piacere altrui, se non nelle oneste cose. [92] Né contra Dio né contr’a’ Santi, né dadovero né motteggiando si dèe mai dire alcuna cosa, quantunque per altro fosse leggiadra o piacevole: il qual peccato assai sovente commise la nobile brigata del nostro messer Giovan Boccaccio ne’ suoi ragionamenti, sì che ella merita bene di esserne agramente ripresa da ogni intendente persona. [93] E nota che il parlar di Dio gabbando non solo è difetto di scelerato uomo et empio, ma egli è ancora vitio di scostumata persona, et è cosa spiacevole ad udire: e molti troverai che si fuggiranno di là dove si parli di Dio sconciamente.
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