XIII [111] E quantunque niuna cosa paia che si possa trovare più vana de’ sogni, egli ce n’ha pure una ancora più di loro leggiera, e ciò sono le bugie: però che di quello che l’uomo ha veduto nel sogno pure è stato alcuna ombra e quasi un certo sentimento, ma della bugia né ombra fu mai né imagine alcuna. [112] Per la qual cosa meno ancora si richiede tenere impacciati gli orecchi e la mente di chi ci ascolta con le bugie che co’ sogni, come che queste alcuna volta siano ricevute per verità; ma a lungo andare i bugiardi non solamente non sono creduti, ma essi non sono ascoltati, sì come quelli le parole de’ quali niuna sustanza hanno di sé, né più né meno come s’eglino non favellassino, ma soffiassino. [113] E sappi che che tu troverai di molti che mentono, a niun cattivo fine tirando né di proprio loro utile, né di danno o di vergogna altrui, ma perciò che la bugia per sé piace loro, come chi bee non per sete, ma per gola del vino. [114] Alcuni altri dicono la bugia per vanagloria di se stessi, milantandosi e dicendo di avere le maraviglie e di essere gran baccalari. [115 ] Puossi ancora mentire tacendo, cioè con gli atti e con l’opere; come tu puoi vedere che alcuni fanno, che, essendo essi di mezzana conditione o di vile, usano tanta solennità ne’ modi loro e così vanno contegnosi e con sì fatta prorogativa parlano, anzi parlamentano, ponendosi a sedere pro tribunali e pavoneggiandosi, che egli è una pena mortale pure a vedergli. [116] Et alcuni si truovano, i quali (non essendo però di roba più agiati degli altri) hanno d’intorno al collo tante collane d’oro e tante anella in dito e tanti fermagli in capo e su per li vestimenti appiccati di qua e di là, che si disdirebbe al Sire di Castiglione: le maniere de’ quali sono piene di scede e di vanagloria, la quale viene da superbia, procedente da vanità; sì che queste si deono fuggire come spiacevoli e sconvenevoli cose.
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Puossi Sire Castiglione
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