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      [117] E sappi che in molte città - e delle migliori - non si permette per le leggi che il ricco possa gran fatto andare più splendidamente vestito che il povero, perciò che a’ poveri pare di ricevere oltraggio quando altri, etiandio pure nel sembiante, dimostra sopra di loro maggioranza; sì che diligentemente è da guardarsi di non cadere in queste sciocchezze. [118] Né dèe l’uomo di sua nobiltà né di suoi onori né di ricchezza e molto meno di senno vantarsi; né i suoi fatti o le prodezze sue o de’ suoi passati molto magnificare, né ad ogni proposito annoverargli, come molti soglion fare: perciò che pare che egli in ciò significhi di volere o contendere co’ circostanti, se eglino similmente sono o presumono di essere gentili et agiati uomini e valorosi, o di soperchiarli, se eglino sono di minor conditione, e quasi rimproverar loro la loro viltà e miseria: la qual cosa dispiace indifferentemente a ciascuno. [119] Non dèe adunque l’uomo avilirsi, né fuori di modo essaltarsi, ma più tosto è da sottrarre alcuna cosa de’ suoi meriti che punto arrogervi con parole; perciò che ancora il bene, quando sia soverchio, spiace. [120] E sappi che coloro che aviliscono se stessi con le parole fuori di misura e rifiutano gli onori che manifestamente loro s’appartengono, mostrano in ciò maggiore superbia che coloro che queste cose, non ben bene loro dovute, usurpano. [121] Per la qual cosa si potrebbe per aventura dire che Giotto non meritasse quelle commendationi che alcun crede per aver egli rifiutato di essere chiamato maestro, essendo egli non solo maestro, ma, sanza alcun dubbio, singular maestro, secondo quei tempi.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75

   





Giotto