[122] Ora, che che egli biasimo o loda si meritasse, certa cosa è che chi schifa quello che ciascun altro appetisce mostra che egli in ciò tutti gli altri o biasimi o disprezzi; e lo sprezzar la gloria e l’onore, che cotanto è dagli altri stimato, è un gloriarsi et onorarsi sopra tutti gli altri, con ciò sia che niuno di sano intelletto rifiuti le care cose, fuori che coloro i quali delle più care di quelle stimano avere abondanza e dovitia. [123] Per la qual cosa né vantare ci debbiamo de’ nostri beni, né farcene beffe, ché l’uno è rimproverare agli altri i loro difetti, e l’altro schernire le loro virtù; ma dèe di sé ciascuno, quanto può, tacere, o, se la oportunità ci sforza a pur dir di noi alcuna cosa, piacevol costume è di dirne il vero rimessamente, come io ti dissi di sopra. [124] E perciò coloro che si dilettano di piacere alla gente si deono astenere ad ogni poter loro da quello che molti hanno in costume di fare, i quali sì timorosamente mostrano di dire le loro openioni sopra qual si sia proposta, che egli è un morire a stento il sentirgli, massimamente se eglino sono per altro intendenti uomini e savi. [125] - Signor, V(ostra) S(ignoria) mi perdoni se io no’l saprò così dire: io parlerò da persona materiale come io sono e, secondo il mio poco sapere, grossamente, e son certo che la S(ignoria) V(ostra) si farà beffe di me; ma pure, per ubidirla... -; e tanto penano e tanto stentano che ogni sottilissima quistione si sarebbe diffinita con molto manco parole et in più brieve tempo: perciò che mai non ne vengono a capo.
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