[148] Sono da osservare etiandio in queste cirimonie debite alcuni ammaestramenti, acciò che altri non paia né vano né superbo. [149] E prima si dèe aver risguardo al paese dove l’uom vive, perciò che ogni usanza non è buona in ogni paese, e forse quello che s’usa per li Napol
etani, la città de’ quali è abondevole di uomini di gran legnaggio e di baroni d’alto affare, non si confarebbe per aventura né a’ Lucchesi né a’ Fiorentini, i quali per lo più sono mercatanti e semplici gentiluomini, sanza aver fra loro né prencipi né marchesi né barone alcuno. [150] Sì che le maniere di Napoli, signorili e pompose, trapportate a Firenze, come i panni del grande messi indosso al picciolo sarebbono soprabondanti e superflui, né più né meno come i modi de’ Fiorentini alla nobiltà de’ Napoletani - e forse alla loro natura - sarebbono miseri e ristretti. [151] Né perché i gentiluomini Vinitiani si lusinghino fuor di modo l’un l’altro per cagion de’ loro ufficii e de’ loro squittini, starebbe egli bene che i buoni uomini di Rovigo o i cittadini d’Asolo tenessero quella medesima solennità in riverirsi insieme per nonnulla; come che tutta quella contrada (s’io non m’inganno) sia alquanto trasandata in queste sì fatte ciancie, sì come scioperata o forse avendole apprese da Vinegia, loro donna, imperò che ciascuno volentieri sèguita i vestigii del suo signore, ancora sanza saper perché. [152] Oltre a ciò, bisogna avere risguardo al tempo, all’età, alla conditione di colui con cui usiamo le cirimonie et alla nostra, e con gli infaccendati mozzarle del tutto o almeno accorciarle più che l’uom può, e più tosto accennarle che isprimerle (il che i cortigiani di Roma sanno ottimamente fare), ma in alcuni altri luoghi le cirimonie sono di grande sconcio alle faccende e di molto tedio.
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