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      [153] - Copritevi - dice il giudice impacciato, al quale manca il tempo; e colui, fatte prima alquante riverenze, con grande stropiccio di piedi, rispondendo adagio, dice: - Signor mio, io sto ben così. - Ma pur dice il giudice: - Copritevi! - E quegli, torcendosi due o tre volte per ciascun lato e piegandosi fino in terra con molta gravità, risponde: - Priego V(ostra) S(ignoria) che mi lasci fare il debito mio... -, e dura questa battaglia tanto, e tanto tempo si consuma, che ’l giudice in poco più arebbe potuto sbrigarsi di ogni sua faccenda quella mattina. [154] Adunque, benché sia debito di ciascun minore onorare i giudici e l’altre persone di qualche grado, non di meno, dove il tempo no’l sofferisce, divien noioso atto e dèesi fuggire o modificare. [155] Né quelle medesime cirimonie si convengono a’ giovani, secondo il loro essere, che agli attempati fra loro; né alla gente minuta e mezzana si confanno quelle che i grandi usano l’un con l’altro. [156] Né gli uomini di grande virtù et eccellenza soglion farne molte, né amare o ricercare che molte ne siano fatte loro, sì come quelli che male possono impiegar in cose vane il pensiero. [157] Né gli artefici e le persone di bassa conditione si deono curare di usar molto solenni cirimonie verso i grandi uomini e signori, che le hanno da loro a schifo anzi che no, perciò che da loro pare che essi ricerchino et aspettino più tosto ubidienza che onore. [158] E per questo erra il servidore che proferisce il suo servigio al padrone, perciò che egli se lo reca ad onta e pargli che il servidore voglia metter dubbio nella sua signoria, quasi a lui non istia l’imporre et il comandare.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75