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      [159] Questa maniera di cirimonie si vuole usare liberalmente, perciò che quello che altri fa per debito è ricevuto per pagamento e poco grado se ne sente a colui che ’l fa; ma chi va alquanto più oltra di quello che egli è tenuto pare che doni del suo et è amato e tenuto magnifico. [160] E vammi per la memoria di avere udito dire che un solenne uomo greco, gran versificatore, soleva dire che chi sa carezzar le persone con picciolo capitale fa grosso guadagno: tu farai adunque delle cirimonie come il sarto fa de’ panni, che più tosto gli taglia vantaggiati che scarsi, ma non però sì che, dovendo tagliare una calza, ne riesca un sacco né un mantello. [161] E se tu userai in ciò un poco di convenevole larghezza verso coloro che sono da meno di te, sarai chiamato cortese; e se tu farai il somigliante verso i maggiori, sarai detto costumato e gentile; ma chi fosse in ciò soprabondante e scialacquatore, sarebbe biasimato,
      sì come vano e leggiere, e forse peggio gli averrebbe ancora, ché egli sarebbe avuto per malvagio e per lusinghiero e (come io sento dire a questi letterati) per adulatore: il qual vitio i nostri antichi chiamarono, se io non erro, piaggiare, del qual peccato niuno è più abominevole né che peggio stia ad un gentiluomo. [162] E questa è la terza maniera di cirimonie, la qual procede pure dalla nostra volontà e non dalla usanza. Ricordiamoci adunque che le cirimonie, come io dissi da principio, naturalmente non furono necessarie, anzi si poteva ottimamente fare sanza esse, sì come la nostra natione, non ha però gran tempo, quasi del tutto faceva, ma le altrui malatie hanno ammalato anco noi e di questa infermità e di molte altre.


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Galateo overo De' costumi
di Giovanni della Casa
pagine 75