[195] E più tosto si vuol fuggire che cercare di esser tenuto beffardo, perché molte volte interviene in questo, come nel ruzzare o scherzare, che l’uno batte per ciancia e l’altro riceve la battitura per villania, e di scherzo fanno zuffa; così quegli che è beffato per sollazzo e per dimestichezza si reca talvolta ciò ad onta et a disonore e prendene sdegno, sanza che la beffa è inganno, et a ciascuno naturalmente duole di errare e di essere ingannato. [196] Sì che per più cagioni pare che chi procaccia di esser ben voluto et avuto caro non debba troppo farsi maestro di beffe. [197] Vera cosa è che noi non possiamo in alcun modo menare questa faticosa vita mortale del tutto sanza sollazzo né sanza riposo: e perché le beffe ci sono cagione di festa e di riso e, per conseguente, di ricreatione, amiamo coloro che sono piacevoli e beffardi e sollazzevoli. [198] Per la qual cosa pare che sia da dire in contrario, cioè che pur si convenga nella usanza beffare alle volte e similmente motteggiare. [199] E sanza fallo coloro che sanno beffare per amichevol modo e dolce sono più amabili che coloro che no ’l sanno né possono fare; ma egli è di mestiero avere risguardo in ciò a molte cose; e, con ciò sia che la intention del beffatore è di prendere sollazzo dello errore di colui di cui egli fa alcuna stima, bisogna che l’errore nel quale colui si fa cadere sia tale che niuna vergogna notabile né alcun grave danno gliene segua: altrimenti mal si potrebbono conoscere le beffe dalle ingiurie.
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Vera
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