L’alto fato di Dio sarebbe rottoSe Lethé si passasse, e tal vivanda
Fosse gustata sanza alcuno scottoDi pentimento...,
ché, per aviso mio, non istette bene il basso vocabolo delle taverne in così nobile ragionamento. [237] Né dèe dire alcuno «la lucerna del mondo» in luogo del sole, perciò che cotal vocabolo rappresenta altrui il puzzo dell’olio e della cucina; né alcuno considerato uomo direbbe che san Domenico fu «il drudo della teologia» e non racconterebbe che i Santi gloriosi avessero dette così vili parole come è a dire:
E lascia pur grattar dove è la rogna,
che sono imbrattate della feccia del volgar popolo, sì come ciascuno può agevolmente conoscere. [238] Adunque, ne’ distesi ragionamenti si vogliono avere le sopra dette considerationi et alcune altre, le quali tu potrai più ad agio apprendere da’ tuoi maestri e da quella arte che essi sogliono chiamare retorica. [239] E negli altri bisogna che tu ti avezzi ad usare le parole gentili e modeste e dolci, sì che niuno amaro sapore abbiano; et innanzi dirai: - Io non seppi dire - che - Voi non m’intendete - e - Pensiamo un poco se così è come noi diciamo - più tosto che dire: - Voi errate! - o - E’ non è vero! - o - Voi non la sapete! -; però che cortese et amabile usanza è lo scolpare altrui, etiandio in quello che tu intendi d’incolparlo, anzi si dèe far comune l’error proprio dello amico, e prenderne prima una parte per sé, e poi biasimarlo o riprenderlo: - Noi errammo la via - e - Noi non ci ricordammo ieri di così fare -; come che lo smemorato sia pur colui solo e non tu.
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Dio Lethé Domenico Santi
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